venerdì 4 aprile 2008

Intervista su"Il Tempo", Lotito:"se volevo mi candidavo"


Il tecnico della Roma Spalletti ha dichiarato che avete speso molto più della Roma ma avete 27 punti di distacco dai giallorossi.«Allora non è vero che sono un presidente che spende poco? Ma come, mi chiamano “Lotirchio”? Se lo riconoscono gli altri, allora non è vero che non sto investendo per questa squadra. Noi stiamo facendo investimenti oculati: non puntiamo al quotidiano, puntiamo al Futuro . L’Arsenal sta dimostrando che il modello nostro è un modello vincente, è solo una questione di tempo. Oggi la Lazio può cominciare a rivedere un futuro diverso e riacquisire quel Ruolo che gli compete dal punto di vista calcistico a livello internazionale, anche perché ci sono le premesse. Il paradosso è che quando ci confrontiamo con le squadre forti, vinciamo. Dobbiamo rivedere alcuni Aspetti , perché i fattori che concorrono alla vittoria non sono solo legati alla potenzialità agonistica. Altrimenti i club che spendono tantissimo raggiungerebbero sempre grandi risultati. La Lazio in questa stagione è stata penalizzata dagli infortuni. Il mercato di riparazione è stato fatto, non per rinforzare la squadra, ma per integrarla. Prima accadeva alla Lazio, oggi sta accadendo anche ad altre squadre. Guardate ad esempio a quello che è Successo alla Roma con il Manchester. Una squadra che non può utilizzare alcuni elementi, subisce anche qualche riflesso psicologico importante. E queste cose si riflettono sui risultati».

Non crede che la Lazio, con gli acquisti di gennaio, avrebbe potuto fare un altra figura in Champions League? «L’inserimento di alcuni giocatori, concordato con lo staff tecnico, è stato effettuato non solo per accrescere il potenziale agonistico ma per ricreare una dialettica - che si era persa - all’interno dello spogliatoio. Quando una squadra viene rappresentata come una squadra debole che poi raggiunge un certo traguardo, gli elementi di questa squadra sentono di aver dato più delle loro possibilità. Questo crea, nei giocatori, il convincimento di aver già dato. Per cui, parecchie persone pensavano di aver dimostrato, e quindi, di non dover più nulla da dimostrare. Questo processo ha causato una caduta psicologica, di concentrazione. Non a caso io ho sempre parlato, nei momenti difficili, di una necessità di recupero di umiltà da parte del gruppo».

Calciolpoli è stato un male necessario? Ora i campionati sono regolari?«Calciopoli è stata la storia di una morte annunciata. Faccio parte della Lega, se mi accorgessi di qualcosa di irregolare lo rappresenterei alle istituzioni preposte. I risultati sono l’espressione dei valori che esprime il campo».

Cosa bisognerebbe cambiare nel mondo del calcio?«Quando sono diventato presidente della Lazio mi ero prefisso due obiettivi: la transazione con il Fisco e la costruzione di un nuovo stadio. Il paradosso del sistema calcio è che la nostra attività si regge sull’attività imprenditoriale di un terzo, ovvero delle televisioni. Se i dirigenti delle tv dovessero alzarsi una mattina e decidere di investire cifre inferiori, la differenza da chi verrebbe colmata? Oggi Sky investe 654 milioni, se domani decidessero di investirne soltanto 500, il delta di 154 milioni necessario a coprire gli stipendi già sottoscritti, chi li paga? Si può portare avanti un’attività che dipende da un terzo? É assurdo. Dobbiamo affrancare la dipendenza economica del mondo del calcio dai diritti televisivi attraverso la realizzazione degli stadi. É solo un problema di volontà politica. Non a caso, fino ad oggi mi sono scontrato con dei retaggi particolari. La realizzazione di uno stadio, patrimonializza, risolve i problemi economici e verrebbero preservate le norme sulla sicurezza».

Ritiene che il progetto stadio sia realizzabile?«Sì, ma deve esserci la volontà politica di realizzarlo. Mi pare di capire che i due candidati a sindaco si stiano muovendo in tal senso: Alemanno ha inserito il progetto stadio nel suo programma elettorale. Poi ognuno raccoglie ciò che semina. Il problema stadio non riguarda solo la Lazio ma tutto il sistema calcio. L’Atalanta farà il suo stadio, la Sampdoria avrà una nuova struttura, io lancio l’idea, poi la Lazio non può realizzarla. Non abbiamo preso nulla dal Comune a differenza di altri, io penso di aver dato qualche cosa a questa comunità. In passato qualcuno si è arrogato il merito di aver salvato la Lazio, io ancora sto aspettando queste persone che ci avrebbero aiutato: io mi giro e non vedo nessuno. Chiedo soltanto di esser messo nella condizione di fare una cosa leggittima: non chiedo favori. Mi sembra assurdo che in un piano regolatore del Comune di Roma che prevede un’espansione urbanistica di 70 milioni di metri cubi non sia previsto il progetto per la costruzione di un nuovo stadio. Io ho la disponibilità di 500 ettari sulla Tiberina - all’interno del comune di Roma - che potrei conferire gratuitamente alla Lazio per costruire un nuovo impianto: se i terreni fossero stati all’interno del comune di Fiano Romano paradossalmente sarebbe stato meglio. Lo stadio è una conditio sine qua non. La Roma non ha un’impellenza immediata, la Lazio non ha visto niente, o sbaglio? La Cittadella dello sport della Roma? Non fatemi parlare della Roma, parlo solo del mio club».

Qual è la situazione con Delio Rossi?
«Quando sento queste cose, sorrido. Rossi l’ho scelto io contro il parere di tutti. Nel momento in cui l’allenatore era ingiustamente nel Mirino di alcuni organi, la prima cosa che ho fatto è stata rinnovargli la fiducia offrendogli il rinnovo di contratto. Non c’è nessun problema di nessuna natura: le scelte tecniche future verranno fatte con Delio Rossi. Da qui a breve farò un punto della situazione insieme al tecnico e al direttore sportivo per iniziare a pianificare la nuova stagione».

Dopo il suo ingresso nella Lazio le altre sue società hanno avuto molti meno appalti con gli Enti locali. Dipende da una questione politica? La Lazio l’ha acquistata grazie a Storace?«Primo: i contratti che io avevo non li ho chiusi sotto la gestione Storace. E questo è documentato. Da quando è cambiata l’amministrazione, proprio perché mi hanno connotato in una certa maniera, è iniziata la guerra a Lotito. Su questo vorrei sorvolare perché se dovessi fare una disamina dei problemi dovrei scendere nel dettaglio e verificare se le scelte sono state fatte nell’interesse pubblico o meno. Ho avuto solo danni da quando faccio il presidente della Lazio. Questo mi ha esposto a posizioni strumentali. Oggi c’è un binomio della politica contro di me: una persona che dice la verità è una persona ingombrante. Secondo: ho preso la Lazio senza l’aiuto di Storace, con i miei soldi».

Presidente, perché non si è candidato? Perché la politica non l’ha voluta?«Scusi, mi sembra che la domanda è mal posta. Non ho mai chiesto a nessuno di candidarmi».

Non era andato a una manifestazione di Berlusconi a Milano?«Sbaglia, passavo in piazza San Babila e ho visto movimento in un teatro. Mi sono affacciato per vedere che cosa stava accadendo e sono andato via. Ma lei davvero pensa che se mi fossi voluto candidare non l’avrei fatto?»

-Il Tempo-

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