martedì 22 febbraio 2011

REJA a 360 gradi


È un Edy Reja a 360 gradi quello che si racconta a Lazio Style Radio. Dalla passione per il buon vino, alle strategie per portare questa Lazio sempre più vicina a quel sogno chiamato Champion’s League. Nella vita privata come nel calcio seguendo sempre e solo la sua strada. La vita romana del tecnico friulano si snoda tra passeggiate al chiaro di luna, cinema, teatro ma soprattutto Lazio, tanto che non si concede neanche il lunedì di riposo, almeno mentalmente: “Ho meditato sulla gara contro il Bari e sul prossimo impegno con il Cagliari. Ci aspettano con il dente avvelenato e dobbiamo arrivare preparati perché sarà una gara difficilissima”. Come un direttore d’orchestra dirige i suoi ragazzi e si prepara a stupire con un gran finale: l’Inter è a soli due punti dai biancocelesti e la vittoria contro il Bari ha permesso di archiviare con successo la prima delle tredici finali che aspettavano (ora sono dodici) la Lazio: “Abbiamo fatto un’ottima prestazione nel primo tempo, ma concretizzato troppo poco rispetto al numero di occasioni avute e sofferto troppo nelle battute finali. Ma sono soddisfatto dei tre punti e delle battute d’arresto delle inseguitrici. Dobbiamo continuare così, d’ora in avanti saranno tutte finali”.

Quell’inaspettato quanto sfortunato infortunio di Muslera nel riscaldamento pre gara ha lasciato spazio a Tommaso Berni, ma anche al riaffiorare di spettri che lo scorso anno avevano fatto temere il peggio: “Non mi era mai successo e ricordando la partita dello scorso anno contro il Bari ho pensato ‘Cominciamo bene!’. Ma Berni si è fatto trovare pronto, ho grande stima di lui sia come portiere che come uomo, è un grande leader nello spogliatoio”. Da stratega a sommelier, sempre con il solito umorismo di chi si prende sul serio ma mai troppo, il mister biancoceleste scherza sugli eccessi culinari del secondo portiere della Lazio: “Berni organizza le cene, seleziona i vini e le grappe. Infatti lo metto tutti i giorni sulla bilancia perché qualche bevutina in più se la fa! Io non bevo molto, mi piace più degustare i vini. Ai tifosi biancocelesti consiglierei un vino forte, un amarone”.

Nonostante critiche e fischi piovuti dagli spalti dell’Olimpico, Reja con caparbietà e dall’alta della sua trentennale esperienza di tecnico, sembra aver trovato quell’equilibrio e quella tanto agognata quadratura del cerchio che regali non solo risultati, ma anche buone prestazioni: “La difesa è una sicurezza: Dias e Biava stanno facendo un ottimo campionato, anche insieme a Lichtsteiner e Radu che arrivano spesso sul fondo e crossano. Ma la nostra difesa si fa già con gli attaccanti: fanno un buon filtro, la squadra gioca corta per poi ripartire e trovare la profondità. Grazie alla coppia di registi Ledesma-Matuzalem poi abbiamo trovato equilibrio per la costruzione del gioco e se Hernanes si muove bene sulla trequarti tutta la manovra ne trae beneficio. È un assetto che avevo già proposto ma si è reso possibile con Gonzalez e Sculli sulle corsie esterne che aiutano sia in fase offensiva che difensiva. Dobbiamo concretizzare di più”.

La rosa ampia di cui la Lazio dispone e che sarà fondamentale non per mollare nemmeno un centimetro in quest’ultimo scorcio del campionato, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio con il rientro dei molti infortunati che vogliono guadagnarsi un posto da titolari; questo però non è un problema che sembra preoccupare Reja: “Quando le cose vanno bene anche chi non gioca è tranquillo. I ragazzi sono tolleranti ed intelligenti, c’è sintonia nello spogliatoio e capiscono che in campo ne scendono solo undici”.

Quando le cose invece vanno meno bene, in una piazza delicata e calda come quella di Roma, non esitano a piovere le critiche soprattutto quando la panchina spetta agli idoli della tifoseria come Hernanes e Zarate: “Hernanes lo devo gestire, non è in una condizione ottimale e non vorrei crollasse proprio alla fine. Purtroppo non ha mai avuto una sosta ma non posso dirgli ‘Vai a riposarti quindici giorni in montagna’!. Siamo entrati nel vivo del campionato ed è normale che lo debba gestire nel corso dell’anno sostituendolo quando è necessario”.

Domenica la Lazio dovrà affrontare la seconda finale di questo campionato. Dopo il successo contro il Bari, gli uomini di Reja si trovano ad affrontare il Cagliari di Donadoni, orfano di Matri ma con la qualità di Cossu: “Il Cagliari ha tanta qualità: Conti e Biondini sono ottimi giocatori tanto che quest’ultimo, come anche Lazzari, è stato cercato dalla Lazio anche se poi non si è fatto niente. Anche i due centrali sono bravi, poi ci sono Acquafresca e Nenè in avanti. Ora non c’è più Matri, ma il giocatore che temo di più è Cossu: ha tecnica, sa finalizzare e fa ottimi assist. Può metterci in difficoltà”.

Quando si dice corsi e ricorsi storici: nel 2004 sulla panchina del Cagliari c’era proprio Edy Reja, che riuscì a vincere con i sardi il campionato di serie B e a guadagnarsi la promozione in seria A: “Ho ricordi stupendi di quell’esperienza, abbiamo vinto il campionato facendo 81 gol. Poi avevo un rapporto splendido con Zola, il capitano. Era il tramite con lo spogliatoio, non ho mai trovato una persona così, un grande uomo ed un grande calciatore”.

Ormai i biancocelesti hanno di fatto gettato la maschera: da Ledesma a Lichsteiner, allo stesso Edy Reja. La parola Champion’s League non è più proibita nel quartier generale della Lazio ed ora bisognerà tenere gli occhi aperti sulle avversarie dirette: “Inter e Milan lasciamole da parte, Juventus e Roma hanno organici importanti ed i giallorossi con il nuovo tecnico credo non sbaglieranno più. L’Udinese insegue ma è il Napoli la squadra che sta meglio. Sta giocando un ottimo calcio, c’è entusiasmo ed ha due giocatori straorinari come Lavezzi e Cavani. Per la salvezza invece spero si salvi chi merita di più, anche se ho un po’ più di simpatia per il Brescia poiché ho trascorso due anni lì”.

Nessun commento: