mercoledì 15 febbraio 2012

La Cassazione: 9 anni a Spaccarotella In carcere l'agente che uccise Sandri


FIRENZE-È definitiva per l’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella, per il quale si aprono le porte del carcere, la condanna a nove anni e quattro mesi di reclusione per l’omicidio del tifoso della Lazio Gabriele Sandri, ucciso a 26 anni mentre - dopo un tafferuglio con tifosi juventini nell’area di servizio aretina di Badia al Pino sulla A1 - era sulla Renault che doveva portarlo a Milano, la mattina dell’11 novembre 2007, per vedere Inter-Lazio insieme ad altri quattro amici.

La Prima sezione penale della Cassazione, con una decisione presa in tempi rapidi, forse anche per evitare nervosismi negli animi degli ultrà che la sera del delitto - per protesta contro le forze dell’ordine - misero a ferro e fuoco la capitale e le città di mezza Italia, ha confermato il verdetto di secondo grado in tre ore di camera di consiglio nella quale è stato deciso anche l’esito di altri processi. «Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e voglio dire grazie a tutta la gente che ci è stata vicino fino a questo momento. Ho avuto un solo momento di scoraggiamento quando è stata emessa la sentenza di primo grado che era raccapricciante. Ma ora le cose sono andate come dovevano andare», ha detto Piergiorgio Sandri, il padre di "Gabbo", appena sentita la lettura del verdetto fatta dal presidente Paolo Bardovagni.

«La Cassazione ha confermato che l’uccisione di mio fratello è stato un atto volontario, seppure con la responsabilità del dolo eventuale», ha aggiunto Cristiano Sandri, il fratello avvocato di Gabriele. «Non è il discorso dell’anno in più o in meno di carcere che si farà il colpevole, perchè tra benefici di legge e tutto, la detenzione si ridurrà a un pugno di anni mentre il vero ergastolo è per noi familiari. L’importante è che il principio dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge è stato rispettato: anche quando spara un poliziotto», ha sottolineato. Da Arezzo, dove ha atteso in casa con moglie e figli la battuta finale del processo, Spaccarotella, che non si aspettava la condanna pesante, ha fatto sapere che «affronterà la situazione da uomo» andando a costituirsi. Il Viminale ha nel frattempo già provveduto a risarcire la famiglia Sandri - che ha ritenuta «congrua» la cifra ricevuta di cui non si conosce l’entità - per la reazione spropositata dell’agente che, pur trovandosi dall’altro lato dell’autostrada, non ha esitato a sparare a una distanza di 50 metri senza che ve ne fosse alcun bisogno in quanto l’auto in movimento era stata identificata.

Serrata, a tratti accompagnata anche dalla mimica dello sparo a braccia tese, la requisitoria con la quale il sostituto procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello - uomo di punta della Procura - ha chiesto la conferma della condanna emessa dalla Corte di Assise di Appello di Firenze che ha aggravato la responsabilità di Spaccarotella trasformando l’originaria ipotesi di omicidio colposo con colpa cosciente (sei anni di reclusione inflitti in primo grado ad Arezzo) in quella di omicidio volontario con dolo eventuale. «Spaccarotella non stava mirando alle gomme ma sparò perch‚ voleva colpire la macchina e l’ha presa: la vittima è stata colpita al collo, se ci fosse stata una deviazione di uno sparo diretto verso il basso, al massimo il colpo avrebbe attinto il petto!», ha esclamato Iacoviello. Secondo il Pg, l’agente della Polfer - che non potrà più indossare una divisa per l’interdizione perpetua dai pubblici uffici - agì sparando in risposta a quello che lui percepiva come «smacco o beffa» per il fatto che l’auto di "Gabbo" «non si era fermata né all’azionamento della sirena delle forze dell’ordine, né dopo che lo stesso Spaccarotella aveva sparato un colpo in aria». Per il Pg, questa reazione dell’agente fu «abnorme, tanto che gli altri tre poliziotti che erano con lui non spararono e si comportarono diversamente». «Se a sparare fosse stato un pregiudicato, anziché un poliziotto, il giudice - ha rilevato il Pg - avrebbe impiegato solo una manciata di secondi per condannarlo per omicidio volontario con dolo eventuale» come, nella vicenda Sandri, è avvenuto solo nel secondo grado di giudizio anziché fin dal primo.

LaStampa.it

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