venerdì 3 maggio 2013

Coppa Italia, un derby per ricchi e tesserati



di Stefano Greco

Lo avevamo anticipato. Qualcuno aveva sorriso, altri avevano gridato alla “cazzata”, ora la realtà è sotto gli occhi di tutti: chi non ha l’abbonamento o la tessera del tifoso, oppure che si è rifiutato di cedere al ricatto di acquistare 30 euro di prodotti Macron in qualche Lazio Style (per assicurarsi così la “priority pass”), difficilmente riuscirà ad acquistare uno dei circa 30.000 biglietti in dotazione alla Lazio per il derby di Coppa Italia. Questo perché l’obiettivo primario dell’Osservatorio del Viminale, è quello di limitare al minimo la vendita dei tagliandi a gente non “tesserata”.

Per evitare rischi all’interno dell’Olimpico, la finale di Coppa Italia sarà trasformata in un derby per “tesserati” e soprattutto per ricchi, visto che i prezzi sono quasi da finale di Champions League: 30 euro per le Curve, 50 euro per i Distinti e 130 euro (sì, avete letto bene…) per le due tribune, la Tevere per la Lazio e la Monte Mario per la Roma, visto che si è deciso di dividere lo stadio per settori evitando qualsiasi tipo di miscuglio tra tifosi delle due squadre.

Se in casa Roma questo non è un grosso problema, oppure è un problema relativo visto l’alto numero di abbonati e di tifosi tesserati, in casa laziale il problema si pone eccome. Togliendo i 7500 abbonamenti “cucciolone”, infatti, gli abbonati reali della Lazio sono meno di 14.000. Quelli in possesso non dell’abbonamento ma della tessera del tifoso, sono pochissimi, quindi circa metà della dotazione di biglietti a disposizione della Lazio, al momento rischia di restare invenduta se l’Osservatorio del Viminale non allenta un po’ le misure restrittive. Ma in casa Lazio hanno trovato subito la soluzione: “Basta andare in un Lazio Style, spendere almeno 30 euro, assicurarsi un ‘priority pass’ e il problema è risolto”. In linguaggio comune questo si chiamerebbe ricatto, ma visto che c’è il derby di mezzo tutto diventa lecito e il “ricatto” si trasforma in “opportunità” che la Lazio offre ai suoi tifosi più fedeli. Grazie a questa “opportunità”, un biglietto di Curva costerà alla fine 60 euro, un Distinto 80 e una Tribuna la modica cifra di 160 euro. Alla faccia della crisi e del rispetto della libertà di chi magari si è abbonato per una vita e poi ha scelto di acquistare ogni settimana il biglietto quando è diventata obbligatoria la tessera del tifoso per sottoscrivere un abbonamento.

Abbiamo assistito a tre settimane di discussioni, di polemiche, di risse politiche e sportive per decidere quando, dove e a che ora giocare questa partita. Un teatrino grottesco che si è spinto fino alla possibilità di giocare addirittura a Pechino e che alla fine ha prodotto il compromesso di giocare sì a Roma, ma di pomeriggio e con una serie di vincoli per acquistare i biglietti tale da far sorgere più di un sospetto che si preferisca uno stadio vuoto o quasi alla possibilità di un tutto esaurito come in tutte le finali giocate in precedenza allo Stadio Olimpico. E con queste premesse, ci sono buone possibilità che almeno questo obiettivo venga raggiunto. Il secondo, quello di evitare scontri, sembra pura utopia, perché questa volta non c’è il pareggio in grado di spegnere i focolai. Questa volta ci sarà un vinto e un vincitore e sarà difficile sia trattenere la rabbia degli sconfitti che arginare la gioia dei trionfatori. Anche perché facendo finta di gettare milioni di ettolitri d’acqua per spegnere qualsiasi focolaio si è fatto di tutto per caricare questa sfida di significati e quindi di tensioni. E tornare indietro proprio ora che per entrambe la finale potrebbe essere l’unico mezzo per ottenere un passaporto per l’Europa per la prossima stagione, sembra difficile, se non addirittura pura e semplice utopia.

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